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Nel secondo dopoguerra, la psichiatria è andata incontro a trasformazioni, tra cui la chiusura o la riorganizzazione degli istituti psichiatrici, l’attuazione dei confini disciplinari e l’apertura del ‘monopolio’ professionale degli psichiatri/psichiatre. Questa frammentazione risulta particolarmente evidente nel contesto italiano: a partire dagli anni ’60, e soprattutto con la “riforma Basaglia” del 1978, il modello manicomiale venne abolito e sostituito da servizi territoriali, preferibilmente ambulatoriali. Il progetto di ricerca si colloca in questo contesto di riforma e analizza lo sviluppo dell’assistenza psichiatrica nella provincia di Bolzano/Alto Adige tra il 1945 e il 2000. Il tema assume particolare rilevanza soprattutto alla luce dello Secondo Statuto di Autonomia, con il quale la provincia ottenne ampie competenze legislative e poté ri/negoziare riforme statali, inclusa quelle psichiatriche, a livello locale.Osservazione iniziale del progetto è il fatto che la provincia di Bolzano non abbia mai avuto un proprio ospedale psichiatrico provinciale. L’assistenza ospedaliera venne infatti garantita al di fuori del territorio provinciale, in particolare presso l’istituto di Pergine (Trentino), ma anche a Hall in Tirol e presso la clinica universitaria di Innsbruck. Le domande di ricerca si articolano in due blocchi tematici: Da un lato, si analizzano le decisioni e i progetti politico-istituzionali che hanno concepito l’assistenza psichiatrica ‘dall’alto’. Dall’altro, si pone attenzione alle pratiche di medici/mediche, del personale infermieristico e, soprattutto, dei/delle pazienti, che hanno plasmato attivamente questo processo.